IL “TEMPO MINIMO DI CONSERVAZIONE” DI UNA BIRRA, TRA NORME E CONSIGLI

Ma una birra scade? Se bevo una birra che ho tenuto troppo a lungo in frigo o in dispensa, dopo starò male? Tutti noi beer lover queste domande ce le siamo fatte almeno una volta. In sintesi possiamo dire che sì, una birra ha una data oltre la quale sarebbe preferibile non consumarla, così come succede per quasi tutti i prodotti alimentari. E che no, una birra consumata fuori tempo massimo non ci farà stare male, non essendo un prodotto fresco o rapidamente deperibile. Più che di data di scadenza, per le birre parliamo di “tempo minimo di conservazione”, che riassume il classico concetto inglese del “best before…”, cioè “preferibilmente entro il …”.  Si tratta dunque di una raccomandazione affinché il consumatore possa godere al massimo dell’esperienza sensoriale di una birra.

TEMPO DI CONSERVAZIONE
CONTRO DATA DI SCADENZA

È proprio intorno al TMC che si generano i tipici equivoci sulla deperibilità della birra. Cominciamo dalla definizione: il “termine minimo di conservazione” è il momento (la data) fino a cui, in determinate condizioni di conservazione, il prodotto manterrà le proprie caratteristiche organolettiche. Il produttore garantisce la qualità della bevanda o dell’alimento fino a quella data. È un consiglio, ricordiamo, e non una norma. Questo fa sì che – almeno in Italia – chi espone una birra con TMC “scaduto” non è al momento sanzionabile. La differenza con la data di scadenza, come quella del latte o di un prodotto fresco, è palese: una birra consumata oltre il TMC non sarà mai dannosa per la salute, soltanto meno buona o comunque non al massimo della sua “performance” sensoriale.

Se questa è la regola standard, nello specifico esistono differenze tra birre più o meno sensibili al passare del tempo. Tra quelle più sensibili ci sono le birre più delicate e quelle molto luppolate, oltre a quelle con una gradazione alcolica bassa. Per tutte loro il TMC conta assai: un’esperienza gustativa fatta in prossimità o dopo tale data può risultare meno soddisfacente rispetto a un consumo più fresco e ravvicinato al momento del confezionamento. In particolare, per le birre con un elevato contenuto di luppolo, il tempo non deteriora il prodotto, ma può modificarne gusti e sentori. Dopo un certo periodo l’amarezza tipica del luppolo può evaporare, lasciando spazio ai malti, che fanno emergere sapori più intensi.

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